SUSYBEST IL PROGETTO
Il Gruppo Operativo Susybest nasce dalla sinergia tra soggetti operanti da anni nel settore agronomico, aziende agricole, università, enti di ricerca e formazione.
Lo scenario delineato dai cambiamenti climatici pone la priorità di controllare il consumo di risorse naturali (acqua su tutte) per evitarne il depauperamento e di limitare gli input ambientali antropici che producono inquinamento e impattano sugli equilibri ambientali.
In questo contesto, l’agricoltura è responsabile in larga misura delle emissioni legate al protossido di azoto (N2O), connesso all’uso di fertilizzanti azotati, e di metano (CH4), legato agli allevamenti zootecnici, oltre ad essere uno dei settori produttivi maggiormente coinvolto nella gestione diretta delle risorse naturali (i.e. suolo, acqua, fauna, flora, paesaggio). L’azienda agricola è chiamata a coprire un ruolo chiave anche come custode del territorio, degli agroecosistemi e delle risorse su cui questi si fondano.
Le regioni incluse nell’areale della pianura Padana, caratterizzate in larga parte da modelli di agricoltura intensiva, mostrano la maggior quota di emissioni clima-alternati originate dal settore agricolo, coprendo il 60% delle emissioni di CO2eq dell’agricoltura italiana (Piemonte 12%, Lombardia 26%, Veneto 11%, Emilia Romagna 11%; Annuario Ispra Ambiente, 2015).
Per quanto riguarda il depauperamento delle acque, l’Emilia Romagna mostra ampia vulnerabilità all’inquinamento da nitrati, e questo ha condotto le istituzioni nel tempo a prendere provvedimenti mirati (es. Legge Regionale n. 4, 6/03/2007): l’ultimo monitoraggio Ispra (Rapporto Ispra, 2005) mostrava, per le acque sotterranee, sul 10% dei punti rilevati, valori sopra la soglia dell’acqua potabile (i.e. 50 mg NO3/l) e per il 31% valori compresi nell’intervallo subito sotto (i.e. 25-50 NO3 mg/l). L’Emilia Romagna è anche tra le regioni per le quali la presenza di pesticidi è molto più diffusa del dato nazionale, arrivando ad interessare più dell’80% dei punti monitorati (Rapporto Ispra, 2018). Rispetto alla media nazionale di vendite di pesticidi per SAU (Superficie Agricola Utilizzata) di 4.6 kg/ha, in Emilia Romagna si registrano vendite superiori agli 8 kg/ha, sulle quali i prodotti classificati come “molto tossici e tossici” sono il 5.1% e quelli classificati come “nocivi” il 26.1%. La distribuzione regionale di principi attivi per ettaro di SAU, in diminuzione fino al 2013 (6.8 kg/ha), ha visto una netta inversione di tendenza con un aumentato nel 2015 (8.2 kg/ha; + 21% rispetto al 2013).
È da evidenziare che le produzioni agricole dell’Emilia Romagna vedono come primo cereale irriguo il mais con 57.170 ha, e come prima coltura ortiva il pomodoro da industria con 24.125 ha: entrambe con significativi fabbisogni in termini di approvvigionamento idrico e di protezione della coltura.
Nello scenario illustrato, le aziende agricole della Regione stanno comprendendo la necessità di modificare o migliorare il modello di conduzione agricola, adottando innovazioni quali le pratiche proprie dell’agricoltura di precisione, dell’agricoltura biologica, della lotta integrata, e degli strumenti di supporto alle decisioni allo scopo di:
- ridurre la pressione sulle risorse naturali, sotto la spinta dei piani di sanzione ed incentivo portati avanti dalle autorità, con particolar riferimento ai consumi idrici;
- migliorare la competitività, grazie al ridimensionamento dei costi di coltivazione (in particolare per la riduzione ed ottimizzazione degli input) e all’aumento di produttività legata all’applicazione di nuove strategie colturali e, altresì, all’adesione a nuove politiche di marketing.
Il tema importante su cui si concentra il progetto è quello degli strumenti innovativi atti a supportare le decisioni aziendali, in grado cioè di guidare le scelte degli agricoltori in riferimento alle irrigazioni, fertilizzazioni e agli interventi per la difesa.
Visione che tuttavia deve trovare un nuovo paradigma capace di considerare le potenzialità quantitative e qualitative delle produzioni e quindi, in ultima analisi, la sostenibilità economica e la conseguente reale applicabilità da parte degli agricoltori. Un approccio non impositivo, ma collaborativo e partecipativo sulla base della considerazione delle diverse necessità in gioco, esplicitato sia attraverso la componente scientifica (sistemi più complessi, integrati e circolarmente interoperabili tra difesa, irrigazione, fertilizzazione e produzione) che attraverso la componente pratica, cioè della messa a disposizione di strumenti efficaci e facilmente utilizzabili che forniscano l’evidenza dell’applicabilità di principi ancora troppo spesso ritenuti contrapposti.
Il Piano persegue l’ottimizzazione dei piani di irrigazione, fertilizzazione e difesa nei sistemi agricoli, con ricadute positive:
- in termini ambientali, supportando un uso razionale e sostenibile degli input produttivi, siano questi risorse naturali o prodotti di sintesi, con riduzione degli impatti, in primis sull’acqua;
- in termini socio-economici, favorendo una maggior efficienza dei sistemi produttivi, ovvero promuovendo la riduzione degli input per unità di prodotto, risultante in una accresciuta produttività e competitività aziendale.
E’ rispondente in senso generale al fabbisogno F.16 “Migliorare la qualità delle acque riducendo i carichi di inquinanti di origine agricola e zootecnica” e i risultati ricadono nella Focus area 4B “Migliorare la gestione delle risorse idriche, inclusa la gestione di fertilizzanti e pesticidi”.
A. Riduzione dei rilasci di sostanze inquinanti e miglioramento della qualità delle acque e del suolo.
Il piano del GO affronta il problema della qualità delle acque e del suo deterioramento legato ad attività agricole per via dell’uso eccessivo ed irrazionale di fertilizzanti azotati (i.e. inquinamento da nitrati e fenomeni di eutrofizzazione) e fitofarmaci (inquinamento da pesticidi e diserbanti nelle acque profonde, fonte di acqua potabile).
Il DSS per la guida alle fertirrigazioni fornirà indicazioni sulla base di un’oculata previsione dei fabbisogni di mais e pomodoro, da un lato, e delle disponibilità di acqua e nutrienti, dall’altro. Grazie all’assimilazione operativa di più strumenti di modellistica, il DSS consentirà di evitare distribuzioni di prodotto sovra-dimensionate e in epoche fenologiche e stagionali errate, evitando cosi il fenomeno del dilavamento dei nutrienti (i.e. nitrati nelle falde), causato da un regime intenso delle precipitazioni o dal mancato assorbimento da parte della coltura.
Lo stesso vale per il rilascio nei corpi idrici di sostanze inquinanti da prodotti fitosanitari (si veda tematica B).
B. Controllo delle avversità con metodi a basso impatto.
Il DSS per la difesa, corredato di una avanzata modellizzazione fenologica, favorirà la modulazione degli interventi fitosanitari per gli interventi su mais e pomodoro, limitando le applicazioni alle epoche effettivamente valutate a rischio. Il DSS darà indicazioni sui tempi di emergenza nell’area di intervento e sulle finestre di massima suscettibilità della popolazione parassita ai trattamenti, migliorando quindi l’efficienza dei piani di difesa anche con strategie preventive, aspetto particolarmente d’interesse per i sistemi biologici.
C. Verifica e adattamento dei sistemi colturali agricoli ai cambiamenti climatici.
In virtù dello scenario descritto negli “Obiettivi e Finalità” in termini di quadro generale e locale delle problematiche dovute ai cambiamenti climatici, gli strumenti messi a punto dal progetto SUSYBEST (in particolare sotto-azioni 3.2, 3.3 e 3.4) consentiranno la valutazione comparata e la messa a punto di strategie, tattiche ed operazioni agricole ottimali in considerazione degli scenari di cambiamento climatico.